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DALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IO NON SONO IPOCONDRIACA” DI GIUSELLA DE MARIA (MONDADORI),Sorrento, 30/08/2014, GRAND HOTEL LA FAVORITA DI SORRENTO

Voglio subito sottolineare che il romanzo colpisce per la freschezza del linguaggio, per la linearità e per il giusto uso delle parole, segno che abbiamo a che fare con un’autrice che sa giocare molto bene con la scrittura. Conducendo il gioco da vera professionista.

La freschezza, lo spirito, l’ironia usata e la storia lo pone sicuramente nel solco di un romanzo tipico dei nostri tempi che sa parlare ai giovani del terzo millennio usando una storia d’amore che diventa accattivante anche per un pubblico adulto.

Un romanzo che respira come una commedia di tradizione anglosassone con uno stile che ricorda il linguaggio di successo della sfigata eroina del “Diario di Bridget Jones”.

Tanto anglosassone e internazionale che il romanzo potrebbe essere ambientato tranquillamente in una qualsiasi grande metropoli del mondo

Ma qui io voglio fare uno spiritoso parallelismo che vuole essere una risposta alla ironica provocazione dell’autrice che nella terra delle eccellenze gastronomiche ha preferito far dire alla sua cuoca Nina poche cose sui piatti e ingredienti e tanto, tantissimo sui sintomi delle malattie, sui medicinali, medici, ospedali, farmacie, tac e tanto altro ancora.

Voglio fare una piccola recensione molto personale che ho scritto stamane alla fine della lettura del godibile libro di oltre 200pagine che si fa leggere tutto d’un fiato

Questa è l’eterna storia d’amore legata al mito di Cenerentola che incontra per caso il suo principe azzurro. Solo per caso. Non lo cerca. Anche Nina non cerca. E’ tutto destino.

Nella favola la protagonista è succube di una matrigna cattiva che la maltratta. In questa favola moderna Nina è preda della sue ossessioni. La matrigna è l’ipocondria. Una matrigna che la tiene legata in un mondo di manie che la ostacolano anche nelle più semplici cose della vita quotidiana.
E qui i topini che si trasformeranno in cavalli e la zucca in carrozza per portarla al ballo al palazzo reale dove lei nemmeno lontanamente immagina di trovare un principe tutto per lei, sono gli amici dirimpettai e la coinquilina Carol che la spronano e supportano, aiutandola a trasformarsi in principessa per il suo bel medico Marcus.
Nina e Cenerentola sono entrambe orfane. Entrambe hanno conosciuto il dolore della perdita dei cari. Entrambe sono chiuse in mondo che gli consente però una forma di sopravvivenza. Un mondo segreto e non accessibile agli altri. Un mondo fantastico per Cenerentola che sogna ad occhi aperti. Un mondo chiuso in una farmacia per Nina che favoleggia delle sue malattie

Cenerentola parla con gli uccelli, canta il suo dolore, si rivolge agli unici amici sinceri: i piccoli animali che vivono in casa. Nina canta il suo dolore elogiando le proprietà salvavita dei vari medicinali di cui non si separa mai. I sui piccoli amici sono le scatole dei mille e mille rimedi farmaceutici. Rimedi ad una malinconia di fondo che accompagna la sua esistenza.

Per Cenerentola la cucina e le pentole da lavare sono un accidente, un incidente di percorso non cercato . A Nina non basta il suo lavoro di cuoca di successo e la sua cucina raffinata.

Poi per entrambe ci pensa il fato. Il destino, il caso le coinvolge in una storia d’amore malgrado la loro volontà. E anche se entrambe si sentono inadeguate, una scappa dalla festa a mezzanotte l’altra, Nina, scappa più volte da se stessa, una forza travolgente più grande di loro, le porterà all’ altare.

E’ la forza che muove il mondo: l’amore. L’amore che coinvolgerà entrambe in una storia a lieto fine.

Ma sul finale le similitudini, che forzatamente ho trovato tra le due favole, svaniscono. Li nel mondo dei sogni e delle fate la felicità diverta eterna. Un eternità legata al mito di antiche religioni per semidei che vivono al di sopra dei comuni mortali.

Qui nel romanzo di De Maria la felicità raggiunta è messa subito in discussione dalla scatola di Bentelan nuova di zecca che la protagonista si porta in viaggio di nozze.

Come a ricordare che in questa favola moderna comunque si parla di donne e uomini. Di persone vive, fatte di carne, sangue e malattie vere come il tumore al seno che colpisce Nina. Qui siamo nel mondo reale dei comuni mortali con i loro caratteri, modi di fare e di affrontare la quotidianità.

Nina non si è affrancata completamente dall’ipocondria. L’amore per il suo principe azzurro l’aiuterà senz’altro ad essere più forte. Ma il suo essere donna e persona unica, come ogni uno di noi, passa anche attraverso la sua malattia immaginaria. E lei con ironia ed intelligenza sa che ci può convivere spensieratamente. Anzi ne fa un punto di forza per riscattare, in modo originale, se stessa e la sua vita.

Salvatore Tuccillo, giornalista di Metropolis, responsabile della rubrica settimanale “Gusto”

Grazie, Tuc
GìDM

2 Responses to Salvatore Tuccillo recensisce “Io non sono ipocondriaca”.

  1. Rosa maria ha detto:

    Volevo complimentarmi con il giornalista Salvatore Tuccillo per la splendida e accattivante recensione fatta al romanzo che certamente desta maggiore interesse con uno splendido paragone con la favola di Cenerentola rapportata ai giorni nostri…sicuramente il libro merita un attenta lettura che tocca una delle problematiche reali odierne insite purtroppo in molte persone.Prima di addentrarsi in un romanzo si legge sempre un po’ la trama per capire l’ argomento e certamente con un paragone del genere ciascun lettore e’ invogliato ancora di più ed e’ curioso di leggere un romanzo che avrà sicuramente particolari e sottigliezze che desteranno non solo stupore ma anche una lezione di vita per ciascuno di noi..Io sarò tra questi…saluto l’autrice con affetto augurandole buon lavoro.

  2. giusellademaria ha detto:

    Grazie Rosa, ricambio il saluto caramente e t’invito a scriverci i tuoi commenti quando avrai letto la storia. G.

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