Nino Saetti ok chr tip ok Bologna, Piazza dei Martiri al tramonto. Sarò stata in questo posto centinaia di volte, eppure oggi questi portici tutt’intorno e questo spiazzo hanno una luce diversa, tra il prosaico e il mito. Come la storia che sto per raccogliere. Lo vedo avanzare con il suo andamento pacato, quel look tra il punk e il rock. Mi riconosce, ci sorridiamo un po’ straniti. Che assurdità, penso, mentre ci sediamo ad un bar, questo ragazzo che ora è qui di fronte a me pochi mesi fa faceva esplodere il San Siro con la sua chitarra ritmica, a fianco a Vasco.
Sediamo al tavolino di un bar, ordiniamo due crodini. E’ giovanissimo, Vince, ha un’aria amichevole e riservata, tipica di chi passa la sua vita con quell’amica sincera, di poche parole e tante emozioni che è la musica.
“Vince Pàstano uno di noi”, si legge sugli striscioni che sventolano dagli spalti del san Siro, e così su facebook. E’ per questo, secondo te, che stai riscuotendo tanto successo negli stadi, oltre al tuo spiccato talento?
Può darsi. Sono una persona semplice. Per me la vita è un viaggio e mi piace imparare dai “viaggi” degli altri. Bisogna stare con i piedi per terra, cercare di migliorare sempre sé stessi. A che serve montarsi la testa? Oggi sei su un palco davanti a settanta mila persone e domani torni alla tua vita normale.
Tutto esaurito per sette date del “Vasco kom” tour. Come ci sei finito tu su quel palco, a far impazzire gli spalti con la tua chitarra?
E’ una lunga storia, cominciata nel ’99 in Puglia; da fan di Stef Burns, riuscii a mettermi in contatto con lui per scambiarci opinioni musicali. Poi un giorno ad un evento bolognese mi presentò Guido Elmi. Lui mi disse “Non voglio sapere che genere di musica ascolti! Voglio sapere i nomi delle bands”. Evidentemente la mia risposta lo colpì . Ascoltò il mio cd che avevo per caso con me e mi propose un progetto gothic. Molti mesi dopo mi chiese di arrangiare dei pezzi di Vasco per il Live Kom 013. E poi…
E poi?!
Sorride, si passa una mano tra capelli, ripensando a quel momento che non aveva mai nemmeno osato sognare.
E poi mi arriva una telefonata in cui mi propongono il tour. Ho avuto bisogno di qualche minuto per realizzare e rispondere.
Adesso te lo chiedo io, ma tu che musica ascolti?
Di tutto, dai Cure, agli Hammock, a Max Richter, alla musica corale di Arvo Part, al metal in tutte le sue sfaccettature…e poi la musica cubana! Mi piace la musica cubana della tradizione, sono un romantico. E poi Vinicio Capossela, che adoro, Luca Carboni, cantautore straordinario, con cui suono da dieci anni e siamo stati in tour fino a poco fa con l’album “Fisico e Politico”. E, ovviamente, Vasco.
Il tuo gruppo preferito?
I Pink Floyd, in assoluto. Mio padre mi portò a vedere il film di Alan Parker “The Wall”, ero un bimbo; mi ricordo che piansi per alcune immagini ‘violente’. Da allora non ho mai smesso di ascoltarli.
Sally o Albachiara?
Sally tutta la vita. E’ una poesia in musica quella canzone, una gran bella poesia su una gran bella musica. E’ meravigliosa.
Cosa dicono i tuoi genitori di questo tuo successo?
Sono increduli. Ho visto mio padre davvero molto emozionato al concerto, non l’avevo mai visto così.
Che ti ha detto Vasco quando sei entrato nella band?
Mi ha guardato come solo lui sa fare e poi mi ha detto “Eh, sei bravo, sei bello, sei giovane, ma che “casso” vuoi di più dalla vita?!”
Sorridiamo tutti e due, da vecchi fan, pensando al nostro Kom.
La canzone di Vasco che preferisci, musicalmente, come testo ?
Ci pensa su un bel po’, nomina le più malinconiche, Canzone, La noia, La nostra relazione. E poi s’illumina.
La so!La mia preferita è “Siamo soli”, è perfetta, va dalla malinconia all’esplosione rock, dal momento più dolce e intimo a quello più duro. E’ completa, c’è tutto quanto lì.
E l’hai suonata magnificamente, a San Siro, non mi trattengo dal dirgli.
I fan ti hanno accolto con grande calore, diciamo che sono letteralmente impazziti per te. Ed è stata una bella prova, visto che hai riempito il posto lasciato da Maurizio Solieri.
I fans hanno il loro dio, che è Vasco, e loro sono la chiesa. Accolgono tutti i fedeli dello stesso credo. Ho un’enorme e sincera stima di Solieri, un musicista che ha fatto la storia della musica di Vasco. Non dovrebbe esistere la competizione tra artisti. Ogni musicista è un mondo a sé, io ho cercato solo di dare il meglio di me e aiutare la band sostenendola nella parte ritmica con un suono ‘moderno’ ed ‘heavy’. Sento di essere un chitarrista versatile ed un arrangiatore, cerco sempre di esaudire al massimo le esigenze musicali di chi accompagno, di stendere un comodo tappeto su cui si possa camminare musicalmente e vocalmente.
Tu sei pugliese, tarantino di origine. Secondo te è vero che i ragazzi del sud devono lottare di più per fare successo?
Sì, diciamo che è più difficile per noi affermarci nel campo artistico, viviamo in una realtà che non investe ancora molto nei talenti, non incoraggia i giovani e non gli facilita la vita. La mia è stata dura, sono venuto qui perché avevo una passione e volevo coltivarla, crearmi dei contatti che mi permettessero di realizzare anche in piccolo ciò che sapevo e volevo fare. Di certo noi ragazzi del Sud siamo più tenaci perché siamo più abituati a lottare per ottenere anche le cose più banali.
“Liquido records”, la tua etichetta discografica. Com’è nata quest’idea di diventare produttore?
La Liquido (www.liquidorecords.com) è una factory formata assieme ad altri tre produttori amici, Ignazio Orlando (ex CCCP), Antonello D’Urso e Max Messina. Ci piace il cantautorato italiano dalle venature sperimentali ed essere autonomi nelle scelte artistiche è il motivo per cui abbiamo scelto di unirci. L’idea di curare un artista a 360 gradi (dall’arrangiamento alla stampa del cd..) è importante in un periodo dove nessuno scommette ed investe. Tra le nostre produzioni c’è Nicoletta Noè, Andrea De Luca, Massimiliano Martines e Rocio Rico Romero (quest’ultima uscirà ad ottobre).
Che consiglio daresti ad un giovane che sogna di affermarsi come musicista?
Di studiare sempre, aggiornarsi sempre nel suono, sulle uscite discografiche e di non suonare solo per soldi’.
Cosa starai facendo tra vent’anni?
Vorrei fare ciò che faccio oggi ma in un’Italia rinata e svuotata di tutta l’ignoranza e inciviltà che c’è adesso.
Ci credi al destino?
Molto. Penso che nel momento in cui scegliamo di prendere una strada ci sia qualcosa in serbo per noi, da quella parte. Ma occorre che ci diamo tanto da fare perché il nostro destino si compia.
Che fai quando non sei in giro a suonare?
La mia vita di sempre, faccio la spesa, sto col mio gatto, ascolto e produco musica con la mia piccola etichetta discografica Liquido Records!
Tu sei ipocondriaco, Vince?
Io?No! Sono sanissimo…ho solo il terrore di stare in mezzo alla folla tra tante persone che mi accerchiano. Mi soffocano. E poi, devo avere tutto doppio, se qualcosa mi piace, devo prenderne un’altra identica per paura che l’altra non mi basti.
Tira in su un sopracciglio, stupendosi di sé.
Accidenti, forse sono ipocondriaco!
Ci alziamo, il barista ci rivolge un apatico saluto. E io non resisto. “E’ il chitarrista di Vasco, lui!”.

io e vinc

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One Response to Dalla Puglia al San Siro: Vince Pàstano, la chitarra ritmica della KOMbriccola del Vasco. L’intervista.

  1. Daniele ha detto:

    BELISSIMA INTERVISTA!!Vince devi essere veramente un chitarrista molto umile, beato chi ti conosce. Buona noteeee

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