Sposa: Maria Giovanna Gatti Luini, medico, autrice di romanzi e saggi, curatrice dell’anima e terapista energetica. Al Centro Metis di Milano promuove l’integrazione tra la medicina convenzionale di eccellenza e alcune tecniche che la scienza sta studiando: Reiki ed Energie, meditazione e percorsi di autoconsapevolezza. Per sedici anni è stata l’assistente medico di Umberto Veronesi nella direzione scientifica dello IEO. Tra i suoi libri più celebri: “La luce che brilla sui tetti”(Tea), “I tarocchi ti raccontano”, (tre60) “La via della cura” (Mondadori).

Buongiorno, Maria Giovanna. Da quando ci conosciamo ti ho presentata in molte vesti: medico, medico che gioca con i tarocchi, spirito vibrante di energie che curano, dispensatrice di preziosi esercizi di cura interiore. Ma oggi, cara Gio’, vogliamo venire al tuo matrimonio già celebrato, ci inviti a sbirciare? E’ d’estate o d’inverno? Sai, devo vedere cosa indosserei…

5 agosto: ho beccato al volo la disponibilità di mio marito che, da chirurgo, rimandava sempre in base agli interventi da fare. Abbiamo dovuto cancellare la data dalle fedi almeno quattro volte, finché il signore dell’oreficeria ha suggerito di mettere soltanto l’anno. Poi però la data del 5 agosto ha retto e sulle fedi è rimasta impressa: non riesco a leggere l’anno, ma forse si trattava del 2004.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente se ripensi a quel giorno?

Che ho fatto bene a sposare Alberto: è l’uomo migliore che conosca. E c’era tanta armonia. Eravamo rilassati e circondati dalle persone veramente intime.

Com’è Maria Giovanna Gatti, prima di diventare Luini, che organizza il suo matrimonio? Raccontacela.

Temo di non darti molta soddisfazione. Ho ordinato il vestito e le scarpe su internet: un tailleur semplice, panna (l’ho dimenticato in un albergo in un viaggio di lavoro in Francia, qualche anno dopo) e un paio di decolleté comode.
Ho chiamato l’albergo a Como per prenotare la cena, mi sono fatta mandare un paio di menu via e-mail e ho deciso e pagato la caparra. Non ricordo se abbiamo inviato cartoncini stampati, ma penso di no: ho invitato le persone in qualche modo e preparato per ciascuna un libro di poesie con una dedica. Ho sentito il Comune di Calco per i dettagli burocratici, e niente altro. Se mi fossi concentrata di più credo che avrei provato ansia, invece così ho semplicemente predisposto ciò che era strettamente necessario.

Vogliamo sapere della proposta di nozze. Si è inginocchiato con un anello sotto la torre Eiffel? Oppure te l’ha chiesto in stile Grace Anatomy, in ospedale, dopo un intervento chirurgico andato bene?

Un paio di anni dopo l’inizio della nostra convivenza mi ha detto: “Non mi sposerò mai”. Ho pensato: “Certo, vedremo”. Due anni dopo, al mare, mi ha detto: “Ho pensato che converrebbe sposarci”. Ho risposto: “Lo penso anch’io”.

Chiesa o comune? Non so perché ma le immagino stile Las vegas le tue nozze.

Nel Comune di Calco, il mio paese in Brianza.

E dicci di papà Abele: ti ha accompagnata sotto braccio all’altare?

Avevo già avuto un precedente matrimonio, annullato successivamente dal Tribunale Ecclesiastico: Abele si era già esibito nel rituale dell’accompagnamento solenne. In quell’occasione indossava la giacca del suo matrimonio, che non aveva provato prima e gli andava stretta: non riuscì a chiuderla. Al secondo matrimonio la stanza del Comune non prevedeva ingressi trionfali.

Avevi damigelle o tipo tutti i tuoi fratelli a farti da ancelli?

Nessuna damigella! Ho chiesto a Filippo e Simone ma hanno rifiutato il ruolo di ancelli, e Fabiana ha finto di non conoscermi.

Parlaci degli invitati: c’erano sicuramente ospiti vip del mondo medico e non solo. Raccontaci TUTTO.

Sembro una donna che racconta tutto di sé, invece il nucleo più intimo resta sempre molto segreto: ecco perché al matrimonio gli invitati erano pochissimi, proprio le persone più vicine. Alcuni erano VIP secondo i canoni del mondo, altri lo erano per il mio cuore. Però posso dire che Umberto Veronesi ci regalò un quadro molto bello che è appeso in camera da letto.

Com’era l’abito da sposa di Maria Giovanna Gatti? Velo lungo o corto?

Tailleur colore panna, gonna sotto il ginocchio e giacca piuttosto semplice. Mi piaceva. Niente veli, il bouquet arrivava dal giardino dei miei genitori.

Parlaci del ballo, che musica c’era? Avrai sicuramente danzato, lo so.

Niente balli, ma la musica c’era. L’albergo è affacciato sul lago di Como e la serata fu meravigliosa.

Siete partiti per il viaggio di nozze, tipo tu che indossi il secondo abito e tuo marito che mette in moto l’auto con i barattoli appesi dai parenti che vi salutano malinconici col sole che tramonta dietro di voi? Ok, la smetto.

Eravamo in Smart (quindi non c’era posto per un secondo abito) e siamo ritornati a Milano: Alberto aveva ancora interventi chirurgici nei giorni successivi. Poi siamo andati a San Michele di Pagana, a casa, fino a fine agosto.

La vita è strana, non sai mai cosa ti riserva. Eppure quel giorno diveniamo le creatrici del mondo. Nulla di quello che abbiamo programmato deve andare storto, alle nostre nozze. E invece. Dicci, cosa non andò esattamente come avevi immaginato.

In realtà non immagino mai prima qualcosa che accadrà: mi piace che resti un’incognita. Però in effetti la serenità meravigliosa di quella sera andò oltre ogni aspettativa, e resta nella memoria di tutti. Un dettaglio meno armonioso è che arrivammo in ritardo perché Alberto ritornò da IEO all’ultimo momento.

Pare ci si sposi sempre di meno, poi ci si mette di mezzo pure la pandemia.
Tu, da doctorlove, per citare il tuo fantastico blog, che consiglio daresti alle donne di oggi che spesso si trovano a dover convincere i loro innamorati a convolare a nozze?

Fate finta di non volerli sposare, di rifiutare il matrimonio come istituzione: funziona.

Grazie, Maria Giovanna, i fiori d’arancio di oggi sono tutti per te!

GiDM

#sisposichipuò

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