Chiara Parenti: scrittrice lucchese, autrice di storie romantiche, che ci portano lontano con gli occhi e con il cuore. Vive con suo marito, suo figlio Dieghino, e due gatti combinaguai. Ama disegnare, leggere e viaggiare.
Tra i romanzi di recente successo, “La voce nascosta delle pietre” (Garzanti 2017), “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” (Bur Rizzoli), “Per lanciarsi dalle stelle”, (Garzanti). Seguitissima dai blog di narrativa rosa e chick lit, durante il lockdown ha pubblicato per Amazon kindle l’esilarante ebook “La verità è che non sei distante abbastanza”.

Ciao Chiara! Una sfilza di tue lettrici non è nella pelle per questa intervista sul tuo matrimonio, immaginiamo sia come finire in un tuo romanzo, o no?
Sì! Ironico, ovviamente.

Allora, partiamo dal principio: come hai conosciuto l’uomo della tua vita?
L’ho conosciuto in ambulanza! Lui faceva l’obiettore in un’associazione di volontariato e io ero una volontaria ipocondriaca e imbranata al suo primo servizio. Alla fine, chi ha avuto più bisogno di aiuto quella mattina non è stato il paziente in barella da trasportare in ospedale, sono stata io! ☺

E come te l’ha chiesto di diventare sua moglie? Perché te l’ha chiesto, vero? Magari in ginocchio davanti a un panorama scintillante mentre tu distratta non guardavi verso di lui e quando ti sei voltata lui era lì e…ok, la smetto.
Sì, sì, me lo ha chiesto! Dunque, è andata più o meno così: nel 2007 abbiamo fatto un lungo viaggio insieme: 20 giorni di tour della Thailandia che si concludeva con un breve soggiorno a Bali. Bene, Riccardo aveva in mente di darmi l’anello di fidanzamento al termine del viaggio: si sarebbe inginocchiato su una spiaggia al tramonto e lì mi avrebbe dato l’anello, di fronte al mio viso sorpreso e commosso dal pianto.
Così si era portato dietro di nascosto questo piccolo solitario per 20 giorni, tra escursioni nelle foreste, mercati affollati, fiumi da guadare, e controlli aeroportuali piuttosto severi: nemmeno Frodo Baggins aveva dimostrato tanta perseveranza.
Tuttavia, dopo un volo da dimenticare da Bangkok a Bali dove, per colpa di una perturbazione enorme, abbiamo ballato più che ne “La febbre del sabato sera”, Frodo… ehm, Riccardo, ha ceduto.
Una volta arrivati a Bali, di fronte a un hamburger con patatine per riprenderci da quel viaggio della speranza (di arrivare vivi), ha tirato fuori l’anello dalla tasca e stremato mi ha chiesto di sposarlo. Non c’era la spiaggia, però si è inginocchiato! Magari, però, lo ha fatto solo perché non riusciva ancora a stare in piedi dopo quel dannato volo!

Dov’è che ha avuto luogo, il giorno delle vostre nozze? Mare o montagna?
Nella chiesa del mio paese, tra una fabbrica e l’autostrada del Sole. So come essere romantica, vero?

T’immaginiamo percorrere una navata lunghissima tipo Notre Dame con le vetrate enormi e tu che incedi come una principessa delle fiabe circondata da paggetti…, no, eh?
Ehm, no. La chiesa di cui sopra è grande più o meno quanto un gradino di Notre Dame. Un, passo e sei all’altare. Due passi e sei già al cimitero.
Il giorno del nostro matrimonio era il 29 agosto: per l’occasione la chiesa si era trasformata in un altoforno in cui abbiamo liquefatto la metà degli invitati. L’altra metà ci aspettava direttamente al cimitero.

Raccontaci della festa: organizzata interamente da te, o ti ha aiutato attivamente lo sposo? In disaccordo su qualche dettaglio, o tu sceglievi e lui diceva sì a prescindere?
Riccardo ha deciso insieme a me, o almeno è quello che gli ho fatto credere… Però era felice di accompagnarmi a scegliere cose. La wedding planner un po’ meno: credo che il mio nome sia marchiato a fuoco nel suo libro nero delle spose rompicog-… ehm, particolarmente pretenziose.

In genere le spose non riescono mai a mangiare nulla al loro ricevimento, un po’ frastornate dall’evento e a girare per i tavoli a salutare tutti. Tu, invece, il menù del tuo banchetto te lo sei un sbocconcellato o lo hai rivisto solo in foto?
Non ho mangiato niente. Ho solo bevuto robe variamente alcoliche, e io sono praticamente astemia. Puoi immaginarti come sia finita…

E com’era il tuo abito da sposa? Bianco o avorio? Pizzo o raso?
Bianco con il corpetto tutto sberluccicante di brillantini e altre robine sfavillanti che non saprei definire e una gonna enorme di tulle che sembrava una cascata di panna montata. Era pesantissimo, era come portarmi dietro un tir con rimorchio. Dopo quel giorno l’ho riposto nell’armadio e non l’ho mai più indossato. Be’, anche perché adesso peso più io di lui!

L’hai scelto da sola o con tua mamma e le zie che annuivano piangenti che ti era stato cucito addosso, mentre volteggiavi su un piedistallo?
L’ho scelto con un parterre di donne che per un anno mi ha pazientemente seguita in lungo e largo per tutta la Toscana da un atelier all’altro. C’erano mia mamma, mia suocera, mia nonna, la nonna di Riccardo, mia zia, la mia agente di viaggio e la mia testimone. Quando siamo arrivate a questo abito ne avevo provati ormai tipo 265.789 e piangevano tutte sì, ma dalla gioia di aver terminato finalmente quella Via Crucis!

E cosa pensavi, quel giorno, te lo ricordi?
No, mi sembrava di essere in un frullatore, non ci capivo più niente. Chissà poi se era per l’emozione, o perché avevo bevuto…

E adesso gli invitati: facciamo una stima di quanti di quelli che erano sulla lista non li hai rivisti mai più o meno di due volte da allora.
Cavoli, ora che mi ci fai pensare, credo di non aver rivisto almeno una buona metà di loro. A volte vedo poco anche mio marito!

Hai lanciato la giarrettiera a fine cerimonia?
No, l’ho dimenticato! Forse avevo già bevuto…☺

Tutto perfetto o qualcosa andò storto? Conoscendoti…
Al momento della torta abbiamo lanciato le mongolfiere di carta per consegnare al cielo i nostri desideri e i nostri sogni più intimi. La mia è finita su un abete e a momenti lo incendia. Fine.

Ci dai la bomboniera? Che cos’è?
Un cd che era la colonna sonora della mia storia con Riccardo. Niente oggettini mangiapolvere, solo le migliori hit dei primi anni Duemila! Yeah!

Grazie Chiara, i fiori d’arancio di oggi sono tutti per te!

#sisposichipuò

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