Però è vero.
Fa sempre un effetto così strano rivedere sé stessi una manciata di anni fa. Prendere atto di quanto eravamo diversi, o meglio, quanto era diversa la nostra vita. Quanto ridevamo di più, andavamo a letto molto più tardi ( Bé, forse non molto di più…ma per altri motivi), quanti più amici avevamo, quanto più forti apparivamo. E ci facciamo tenerezza, a vederci passare sotto agli occhi sulle righe colorate della nostra vecchia Smemoranda, quella di quinidici o vent’anni fa, gigante, con appiccicate le foto pazze che ci scattavamo a scuola, alle gite, coi letti trasportati fuori ai giardini delle camere d’albergo; sul motorino, col sorriso a piena faccia, senza nessun undici settembre, nessuna crisi planetaria, nessun lutto, nessuna attesa, se non quella della campanella della ricreazione delle undici e un quarto.
Sì, fa uno strano effetto ricordarsi di sé, in un giorno qualsiasi, dopo aver acceso il pc per cercare svogliatamente e senza aspettative una “buona offerta di lavoro” da qualche parte, prima che l’occhio ti cada sull’agenda della tua adolescenza. E ti mette quasi angoscia riaprirla, dopo così tanto tempo. Dopo un’altra vita. Ma poi, quando l’hai richiusa, dopo una folata di imamgini pazze e belle, ti ricordi di te. Chi sei sempre stata. Anche se non te ne accorgevi più.


GìDM

 

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