-Buongiorno signorine.-
-Buongiorno-
-Buongionno- Sabry mi fa eco, la sua manina nella mia, seria come non l’ho mai vista prima, nella maestosa hall dell’hotel La Favorita di Sorrento.
-Prego, da questa parte, vi conduco nella vostra camera-
Seguiamo il gentile signore in livrea in ascensore. Per un momento immagino che Sabry si metta a gridare” io io plemo i boottone per andale sopla Dutè”. E invece è qui, serissima, che stringe la mia mano e fissa gli specchi tutt’intorno. Percorriamo il lungo corridoio, seguendo questo tizio che trascina il mio piccolo trolley. Ogni tanto lancio un’occhiata a Sabry e le caccio la lingua, ma lei a stento mi sorride. E’ incantata. Con una tessera magnetica il tizio apre magicamente la porta della nostra mini suite. Vedo Sabry con la bocca spalancata e gliela chiudo in un sorriso. Che lei ricambia, stralunata. Entriamo. C’è un corridoio lucido che c’introduce in una camera enorme, dai tendaggi di velluto, il salottino con le poltroncine rivestite di tessuto prezioso. Poi ci spalanca davanti le finestre della terrazza. Il mare è sotto i nostri occhi in tutta la sua lucentezza. Siamo ancora per mano io e Sabry, mentre il cameriere mi fa domande sul mio romanzo, sull’evento di quella sera lì in albergo. Si congeda cordiale e ci augura uno splendido soggiorno. Tacciamo, alcuni secondi. Il tempo di prendere la rincorsa “a chi arriva prima sul letto”. “Ma è bellittimo qui Dutè!” Gongola Sabry, fuori di sé, saltellando sul letto. “E’ stupendo Sabry!” Le rispondo euforica, saltellando di fronte a lei. “E’ bellittima la tua casa Dutè”. Mi dice, splendida, nella sua stupenda innocenza. “E’ mia solo due giorni, ed è anche tua!”.
Beviamo un succo di frutta fresco dal frigo bar fuori in terrazza, come moderne principesse Disney.
Poi, l’evento. La vedo gironzolare per le sedie tra gli spettatori mentre parlo al microfono, mi osserva circospetta e tiene d’occhio anche gli altri. In effetti controlla i miei libri sul banco Mondadori in bella mostra. Mentre firmo le copie, a fine serata, e tutti mi si avvicinano, la sento brontolare con una bambina che piange.
-Sabry, che succede?!- Intervengo.
-Dutè, quetta bambina s’è plesa i libbo tuo! Dammelo, è di Dutella!”
Poi si accorge che molti altri hanno preso un mio libro dal tavolo. Allora mi avvisa, indignata. “Dutè…ma chi sono chielli…hanno lubbato i libblo tuo…”. E io me la sbaciucchio, provando a spiegarle.
“amore, non sono miei, e poi non finiscono, tu hai il tuo, io il mio e loro il loro. Tutti uguali.”
Ci pensa su un secondo. “Ho papito Dutè. Come le wins. Pelò…solo io tono Flola.io e sabry ok“.

 

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